Un'estate strana: spiagge semivuote e città strapiene

Vs.

Quest'estate è stata strana,
inutile girarci intorno. Abituati alle solite immagini di spiagge affollate e
code infinite verso il mare, ci siamo ritrovati davanti a uno scenario quasi
opposto: stabilimenti balneari meno pieni del previsto e città d'arte invase
dai turisti.
Passeggiando per il centro di
Firenze, Roma o Venezia, si aveva l'impressione che il mondo intero si fosse
dato appuntamento lì. Nel frattempo, lungo alcune coste, persino in pieno
agosto, restavano lettini liberi e ombrelloni chiusi. Un paradosso che racconta
bene quanto stiano cambiando le nostre abitudini.
Forse perché il mare non è più
così semplice. Le temperature sempre più alte rendono difficile restare ore
sotto il sole, e i costi di una giornata in spiaggia sono saliti parecchio. Non
tanto il prezzo della sdraio, del lettino e dell'ombrellone, quanto piuttosto
quello dei servizi extra: il ristorante, le docce calde e tutti quei piccoli
comfort che, a fine giornata, ti fanno dire: "Mi conveniva andare in città,
lì ho l'aria condizionata ovunque e spendo sicuramente di meno!".
In generale, molti viaggiatori
sembrano cercare altro: eventi, cultura, buon cibo, esperienze "diverse". Le
città, con i loro musei, festival e locali, hanno offerto proprio questo.
Ma le città reggono?
Il problema è che, se da un lato
le spiagge hanno visto calare le presenze, dall'altro le città hanno fatto
fatica a reggere l'impatto: file chilometriche, mezzi pubblici sovraccarichi,
ristoranti presi d'assalto. Non proprio l'idea di vacanza rilassante che molti
avevano in mente, anche perché — non avendo la cultura delle città "estive" —
molti gestori, proprietari e albergatori hanno dato ferie, giorni di riposo o
chiusure periodiche, lasciando i turisti un po' spaesati.
Domande da porsi per il futuro
Forse la vera sfida sarà capire
come trovare un equilibrio. Ci sono domande che dovremmo iniziare a farci,
tutti, non solo chi lavora nel turismo:
- Possiamo distribuire meglio i flussi tra mare, città, montagna e borghi?
- Possiamo immaginare un turismo più sostenibile, che non soffochi i luoghi ma li valorizzi?
- Possiamo imparare a viaggiare anche in periodi meno affollati, scoprendo la bellezza dell'Italia in primavera o in autunno?
Forse è tempo di cambiare
prospettiva
Questa estate "anomala" potrebbe
essere un segnale: il turismo come lo conoscevamo sta cambiando. Le spiagge non
spariranno, certo, ma forse diventeranno spazi da vivere in modo diverso. E le
città, se vogliono continuare ad accogliere, dovranno ripensare i propri
limiti.
E noi viaggiatori? Forse dovremmo
imparare a scegliere con più consapevolezza. Non solo dove andare, ma anche
quando e come andarci.
E voi? Quest'estate avete scelto mare o città
