Come la guerra a Gaza ha influenzato il turismo in Italia

La guerra tra Israele e Hamas esplosa nell'ottobre 2023 nella Striscia di Gaza ha avuto conseguenze che hanno superato i confini del Medio Oriente, generando ripercussioni economiche a livello globale. Tra i settori più sensibili agli equilibri geopolitici c'è il turismo e, nonostante la distanza geografica, anche l'Italia ha risentito della crisi.
Il turismo è infatti un settore strettamente legato alla percezione di sicurezza internazionale: ogni volta che cresce l'instabilità globale, le prenotazioni rallentano e i viaggiatori diventano più prudenti. Lo scenario nato con il conflitto a Gaza non ha fatto eccezione.
Tra la fine del 2023 e l'inizio del 2024, l'Italia ha registrato un rallentamento nei flussi turistici provenienti dai Paesi extraeuropei. Secondo elaborazioni di settore, si è osservata una flessione compresa tra il cinque e l'otto per cento dei visitatori di lungo raggio, in particolare dagli Stati Uniti, dal Canada, dall'Australia e da alcune nazioni del Sud-est asiatico. Molti turisti hanno preferito posticipare i viaggi in Europa e nel Mediterraneo, preoccupati da una possibile escalation geopolitica. Le aree mediterranee vengono spesso percepite come un contesto unico e interconnesso e, sebbene il conflitto non abbia coinvolto direttamente l'Italia, la vicinanza geografica ha influito sulla domanda turistica.
Anche il trasporto aereo internazionale ha subito conseguenze. Alcune compagnie hanno annullato rotte verso Israele e modificato i corridoi di volo per evitare le aree vicine al conflitto. Questo ha comportato un aumento dei costi operativi e del carburante, ritardi e scali aggiuntivi su alcune tratte intercontinentali, oltre a tariffe più alte verso l'Europa e l'Italia. Di conseguenza, viaggiare verso il nostro Paese è diventato più costoso, soprattutto per i turisti provenienti da oltre oceano.
Un effetto meno evidente ma significativo riguarda il turismo religioso. Molti tour combinati prevedevano viaggi in Italia, tra Roma, Assisi e Loreto, proseguendo poi verso la Terra Santa. La sospensione dei pellegrinaggi verso Israele e Palestina ha determinato la cancellazione di numerosi pacchetti turistici religiosi, un segmento importante del turismo destagionalizzato.
Oltre all'impatto internazionale, la crisi mediorientale ha contribuito ad alimentare in Europa l'aumento dei costi energetici e dei trasporti. In Italia, questo si è tradotto in prezzi più alti per hotel e strutture ricettive, maggiori spese per carburante e trasferimenti e una riduzione della spesa media dei turisti italiani. Molti viaggiatori domestici hanno così ridotto la durata e la distanza delle vacanze, privilegiando mete locali o soluzioni più economiche.
Nonostante queste criticità, il turismo italiano ha dimostrato una forte capacità di resilienza. Le grandi città d'arte come Roma, Firenze, Venezia e Napoli hanno mantenuto un flusso turistico sostenuto grazie alla loro attrattiva culturale internazionale. Anche regioni come Puglia, Toscana, Sicilia e Trentino hanno continuato a richiamare visitatori, in particolare europei. Tuttavia, per recuperare pienamente quota sul turismo extraeuropeo e di lungo raggio, sarà fondamentale lavorare sulla percezione di sicurezza e sulla promozione internazionale.
La guerra a Gaza ha dimostrato ancora una volta quanto il turismo sia vulnerabile agli eventi geopolitici. Pur non essendo coinvolta direttamente nel conflitto, l'Italia ha subito conseguenze indirette: meno turisti lontani, voli più costosi, calo del turismo religioso e pressione sui costi. Eppure, la forza del "made in Italy" continua a mantenere il Paese tra le mete più desiderate al mondo. Per consolidare questa posizione, sarà necessaria una strategia chiara, che punti su maggiore comunicazione verso i mercati internazionali, promozione della sicurezza e sostegno concreto alle imprese turistiche.
